INDUSTRIA, BASTA PROCLAMI OCCORRE FRONTE COMUNE

INDUSTRIA, BASTA PROCLAMI OCCORRE FRONTE COMUNE

28/11/2013 18:10

Per scongiurare il rischio della desertificazione e assicurare lo sviluppo

«Il sistema economico è cambiato e occorre rompere i vecchi schemi: Bianco metta in campo azioni in discontinuità col passato e avvii un confronto serio sul sistema industriale catanese»

Catania, 28 novembre 2013 - «Chiediamo da tempo un confronto alle istituzioni locali e regionali per discutere di futuro, salvaguardia e rilancio delle realtà produttive a Catania». Per la Cisl, le prospettive occupazionali e di sviluppo del territorio etneo non possono prescindere da un confronto tra istituzioni e parti sociali per individuare interventi e priorità dove ognuno deve mettere a disposizione per il bene comune le proprie autorevoli competenze, per migliorare le condizioni dell’industria catanese e, soprattutto, per evitare il processo ormai in corso di desertificazione industriale. 

«Questa è la priorità che dovrebbe avere l’amministrazione comunale – affermano Rosaria Rotolo, segretraia generale della Cisl di Catania, Rosario Pappalardo, segretario territoriale Cisl Catania e Piero Nicastro, segretario generale Fim Cisl Catania – perché le emergenze continuano a esplodere, le aziende continuano a chiudere e, se non si è capaci di intervenire subito per rilanciare le attività produttive, non si potrà mai realizzare un vero processo di politiche attive del lavoro dove poter pensare a riqualificare i lavoratori espulsi dal mondo del lavoro per poi realizzare anche le ricollocazioni nei settori produttivi». 

«Il sistema economico è cambiato – spiegano i tre dirigenti sindacali – il territorio catanese in termini di competitività è arretrato rispetto al contesto europeo, ma la politica, e chi ci governa, continua invece a rispondere sempre con gli stessi schemi del passato. Oggi serve rompere tali schemi e cambiare gli approcci, abbandonando i proclami e sedendosi tutti attorno allo stesso tavolo per fare un vero fronte comune a difesa del territorio, dell’occupazione e per rilanciare lo sviluppo». 

Rotolo, Pappalardo e Nicastro ricordano che «oltre a tutti i drammi sociali già esplosi nel settore dell’industria, ce ne sono altri che da qui a breve potrebbero aggiungersi con effetti che rischiano di essere devastanti per l’intera economia del territorio eteno. Il riferimento è al settore della microelettronica, a partire dal futuro dei lavoratori della StM, a quello dei lavoratori di Micron e 3Sun». 

«Per la StM – continuano – oltre all’emergenza rappresentata dal rischio delle dismissioni delle quote statali, ce n’è un altro, aggravato da questo, e che riguarda le prospettive, così come denunciamo da tempo. Su Micron c’è un rischio imminente di perdita di occupazione a cui dare risposta e su 3Sun c’è la necessità di consolidare la presenza nel territorio attraverso progetti concreti di sviluppo industriale e di filiera. Accanto a tutto ciò, c’è tutto il ragionamento sull’importanza di valorizzare e rivitalizzare il distretto tecnologico che deve avere il compito di sviluppare attività di innovazione tecnologica e, quindi, di ricerca e sviluppo, anche in collaborazione con l’Università di Catania, per garantire prospettive di sviluppo sia tecnologiche che occupazionali al territorio etneo». 

«Piuttosto che pensare ai proclami del 12 pollici a Catania, che è, per fare un parallelismo, come aver sentito per anni discutere del Ponte sullo Stretto – obiettano Rotolo, Pappalardo e Nicastro – bisognerebbe che le istituzioni e il sindacato incontrassero i management locali delle aziende coinvolte e tutti spingessero nella stessa direzione, per realizzare gli investimenti più urgenti e così assicurare le produzioni agli stabilimenti catanesi tali da garantire loro un livello di produttività che li metta nelle condizioni di essere competitivi nel complicatissimo mercato del settore, oltre a realizzare un fronte comune nei confronti del governo regionale e nazionale per sostenere economicamente il settore strategico per lo sviluppo industriale del Paese e del territorio catanese in particolare». 

Rotolo, Pappalardo e Nicastro esortano il sindaco di Catania a mettere in campo azioni e percorsi in discontinuità con il passato. «Dia seguito immediatamente – dicono – alla richiesta che sin dal suo insediamento e negli ultimi giorni, come Cisl in particolare, abbiamo più volte reiterato, per avviare un confronto pragmatico e serio sul mantenimento e sullo sviluppo del sistema industriale catanese, anziché affrettarsi a indicare proposte irrealizzabili nell’immediato e che rischiano solo di essere proclami non rispondenti ai reali problemi delle aziende e dei lavoratori».

 

«A ciò ci riferiamo quando parliamo di rompere gli schemi e cambiare registro – aggiungono – e, invece, continuiamo ogni giorno a leggere sui quotidiani locali di tutto e di più, magari anche con l’appoggio di qualche parte sindacale interessata al sostegno politico sterile, anziché essere convocati per discutere e analizzare le difficoltà e costruire e determinare insieme sia le proposte sia le soluzioni». 

Rotolo, Pappalardo e Nicastro rivendicano con forza un tavolo istituzionale permanente «che si attivi subito ed esaurisca il proprio compito solo quando saranno stati messi in sicurezza occupazione e prospettive di tutte le aziende presenti con progetti, strumenti e impegni certi e verificabili da parte di tutte le parti coinvolte». 

«C’è una forte sensibilità dei lavoratori su questi temi ribadiscono - ed è già prevista l’organizzazione di una manifestazione dei lavoratori di StM e di Micron per i prossimi giorni, per chiedere alle istituzioni e a tutta la politica locale di dar seguito alle promesse fatte durante le varie campagne elettorali». 

«Non c’è più tempo da perdere – concludono Rotolo, Pappalardo e Nicastro - si avvii subito il confronto con la convocazione urgente di un incontro per ascoltare i lavoratori, le aziende e mettere in campo progetti realizzabili, con azioni concrete e determinanti sulle quali fare fronte comune per salvaguardare l’occupazione e lo sviluppo».

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