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EMERGENZA PANDEMICA, LA RESPONSABILITÀ DEL MEDICO TRA MAGGIORI COMPETENZE E PROFESSIONALITÀ

EMERGENZA PANDEMICA, LA RESPONSABILITÀ DEL MEDICO TRA MAGGIORI COMPETENZE E PROFESSIONALITÀ

16/12/2021 13:31

"Due-giorni" dedicata alla dirigenza sanitaria

Le misure adottate per contrastare l’emergenza potrebbero giuridicamente inquadrarsi come “causa di forza maggiore”  

Catania, 17 novembre 2021 - Il medico deve possedere una migliore qualificazione e un aumento delle competenze perché la sua responsabilità venga intesa come maggiore autonomia e impegno professionale. Soprattutto, quando si trova a operare in uno scenario emergenziale pandemico, segnato dalle misure straordinarie adottate per contrastarne i drammatici effetti sulla popolazione.

È quanto emerso dalla “due-giorni” che la Cisl Medici di Catania ha dedicato al tema della responsabilità della dirigenza sanitaria al tempo del Covid 19 e come normata dalla cosiddetta legge Gelli-Bianco, la n. 24/2017. I due convegni si sono svolti con la collaborazione dell’Ordine dei medici di Catania e le aziende ospedaliere coinvolte: una giornata si è tenuta nell’Ospedale Cannizzaro e l’altra al Policlinico-San Marco.

Come relatori, la Cisl Medici etnea ha chiamato Agata Santonocito, sostituto procuratore aggiunto al Tribunale di Catania; Cristoforo Pomara, ordinario di Medicina legale e direttore dell’istituto di Medicina legale UNICT; Domenico Donato, avvocato della Cisl Medici. Con le conclusioni affidate a Biagio Papotto e a Maurizio Zambetti, rispettivamente segretario generale e segretario generale aggiunto della Cisl Medici nazionale.

Sono intervenuti anche Igo La Mantia e Alfio Saggio, rispettivamente presidente e segretario dell’Ordine dei Medici di Catania; Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese.

«Con il convegno – ribadisce Massimo De Natale, segretario generale della Cisl Medici di Catania – abbiamo voluto far comprendere il concetto di responsabilità della dirigenza sanitaria durante il periodo della pandemia. Una responsabilità intesa come maggiore autonomia e impegno professionale che derivano da una migliore qualificazione del ruolo e da un aumento delle competenze».

«Nel corso della pandemia abbiamo visto come la diffusione a ritmo esponenziale della malattia e l’elevato numero di contagi abbiano messo a dura prova la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. L’improvvisa impennata nella richiesta di posti letto nei reparti di malattie infettive, pneumologia e terapia intensiva hanno reso necessaria una complessiva riorganizzazione di numerose strutture sanitarie, per fare spazio, isolare e curare i pazienti affetti dalla nuova infezione polmonare. È accaduto che professionisti di ogni specializzazione sono stati chiamati a farsi carico dell’emergenza, anche sottoponendosi a turni di lavoro massacranti».

Dagli interventi è stato sottolineato che l’imprevedibilità della patologia, la mancanza di studi scientifici in materia, la carenza organizzativa generalizzata, la mancata disponibilità di terapie idonee a contrastare il virus, la penuria di strumentazione e di dispositivi di protezione individuale, hanno moltiplicato le occasioni e le possibilità di commettere errori e, al contempo, acuito il rischio per gli stessi operatori sanitari, visto l’elevatissimo numero di decessi, di essere soggetti a condanne civili e penali  a prescindere da effettive responsabilità.

Le misure adottate per contrastare l’emergenza potrebbero giuridicamente inquadrarsi come “causa di forza maggiore” e, in tal modo, potrebbero esonerare la responsabilità del medico, o rendere inesigibile un corretto adempimento da parte della struttura sanitaria.

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