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METALMECCANICA, DESERTO INDUSTRIALE E TRAMONTO DELL’ETNA VALLEY

METALMECCANICA, DESERTO INDUSTRIALE E TRAMONTO DELL’ETNA VALLEY

28/01/2014 17:49

Analisi di un settore in forte sofferenza al consiglio generale Fim

Non solo Micron ed elettronica: in crisi dalla siderurgia all’impiantistica telefonica, dalle officine meccaniche all’alluminio

Nicastro (Fim CT): «Scadono gli ammortizzatori: centinaia di lavoratori pagano le conseguenze delle gravi difficoltà»

Rotolo (Cisl CT): «Occorrono politiche industriali serie, attente alle infrastrutture locali e ai costi energetici»

Bentivogli (Fim Nazionale): «Inchiodare i gruppi aziendali alle responsabilità sociali verso i territori dove operano»

Catania, 28 gennaio 2014 – Oltre 600 lavoratori tra mobilità ed esuberi, piccole imprese che non resistono, costi energetici elevati, politica distratta: così l’industria metalmeccanica catanese è condannata alla desertificazione. L’impietosa analisi del settore è stata fatta oggi nel corso del consiglio generale della Fim Cisl di Catania. Davanti alla platea di delegati Rsu ed Rsa, e a Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim, hanno affrontato l’argomento Piero Nicastro, segretario generale della Fim Cisl etnea, e Rosaria Rotolo, segretaria generale della Cisl catanese.

Non solo Micron. Al di là della vertenza della multinazionale dei semiconduttori, con i suoi 128 esuberi dichiarati nonostante sia in crescita, la restante situazione della siderurgia, delle officine di auto assistenza, delle aziende meccaniche e dell’impiantistica telefonica. «Dall'acciaio all'alluminio, dalle reti telefoniche alle manutenzioni impianti, dall'automobile all'alta tecnologia. Tutti i comparti sono in grave difficoltà – afferma Nicastro - e chi ne paga le conseguenze sono migliaia di lavoratori della provincia catanese che rimarranno senza lavoro, senza strumenti per la salvaguardia occupazionale, senza sostentamento economico».

Anche per STM non si prospettano buone notizie: il sito di Catania continua ad avere difficoltà concorrenziali che non permettono la stabilità delle commesse; non sono ancora sbloccati i lavori di allargamento delle sale di produzione a 8 pollici. Difficoltà per la Selex-Es (gruppo Finmeccanica), il cui numero di dipendenti continua a diminuire e c’è il rischio che il sito catanese possa essere annoverato tra quelli da chiudere.

Ammortizzatori in scadenza. «Tanti lavoratori di piccole aziende metalmeccaniche sono a rischio licenziamento – aggiunge Nicastro – perché sono in scadenza gli ammortizzatori sociali in deroga da cui saranno escluse per le limitazioni del prossimo accordo quadro 2014. Sono centinaia di lavoratori catanesi che non avranno più nessuna tutela, nessun paracadute e alla cui disperazione assistiamo giornalmente per un futuro che non esiste più». «Una situazione che non ha precedenti – continua – e la cui responsabilità è a totale carico di una politica assente e rintanata nei palazzi, sorda alle nostre continue proposte per recuperare le risorse necessarie per un chiaro, onesto e virtuoso progetto di sviluppo e crescita del territorio».

Politiche energetiche penalizzanti. «È umanamente impossibile fare industria in Sicilia – ammette Nicastro – dove il costo dell'energia è del 30 per cento più alto che al Nord. Sarebbe opportuno che chi governa questa Regione faccia le scelte politiche opportune per il settore e per ridurre i costi energetici. Invece, hanno scelto di far risparmiare i grandi capitalisti del petrolio, con lo sconto del 7 per cento sulle “royalties” per chi estrae e inquina in Sicilia».

Etna Valley? Per Rosaria Rotolo, «il sogno della Etna Valley ormai appare da archiviare perché fatto svanire dalla distrazione della politica locale. C’era bisogno di una politica industriale seria che creasse condizioni di sviluppo: puntare sulle infrastrutture, sulla mobilità, su costi energetici favorevoli. Invece, si è preferito dare contributi a pioggia non produttivi, i fondi europei sono stati scarsamente impiegati e tante risorse sono state spostate a favore delle regioni del Nord».

Anche Bentivogli punta il dito contro la politica nazionale che sollecita a maggiore attenzione: «Si è scordata dell’industria e in Sicilia non si sono sciolti nodi fondamentali, come le infrastrutture o il costo dell’energia. Occorre evidenziare anche il mancato impiego dei fondi europei. Ma alle responsabilità politiche occorre aggiungere anche quelle di taluni gruppi dirigenti aziendali: è il caso della Micron che ha fatto finanza spregiudicata. Allora occorre fare come in Giappone, inchiodare le aziende a vincoli di responsabilità sociale nel territorio in cui operano».

 

Alcuni dati:

Acciaierie di Sicilia: 68 esuberi su 212; produzione dimezzata, da 300mila a 160mila tonnellate all’anno

Etnall (lavorazione alluminio): chiusura e 150 lavoratori a casa

Promotec: 60 in mobilità

Unistar: 80 mobilità

Autovia: 35 esuberi su 70

Nella foto, da sin., D. Agricola, M.Bentivogli, P.Nicastro, C.Arbace, R.Rotolo

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