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OCCUPAZIONE, REGIONE IN RITARDO SUL PROGRAMMA “GARANZIA GIOVANI”

OCCUPAZIONE, REGIONE IN RITARDO SUL PROGRAMMA “GARANZIA GIOVANI”

08/05/2014 23:43

Il Piano europeo assegna 178,832 milioni di euro all'Isola per avviare occupazione e formazione

Disoccupati e Neet, tra i 15 e 29 anni, record nel territorio etneo

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Catania, 8 MAGGIO 2014 - A Catania, la disoccupazione giovanile è tra i livelli più alti delle province italiane. Eppure, la Regione Siciliana tarda a deliberare il programma per utilizzare il piano europeo “Garanzia Giovani”. Lo denunciano Rosaria Rotolo, segretaria generale, e Saro Pappalardo, segretario territoriale della Cisl di Catania.
I due dirigenti sindacali partono dall'analisi degli ultimi dati pubblicati dall’Istat. «Nella fascia di età 15-29 anni nella provincia di Catania – affermano – si registra un tasso di disoccupazione pari al 40%».
A soffrire sul versante occupazione e formazione giovanile è tutta la regione. «In Sicilia – dicono Rotolo e Pappalardo – la percentuale di Neet, cioè di quei giovani che non lavorano e non sono impegnati con gli studi o con programmi formativi, è pari al 39,7%, di cui il 38,5% maschi e il 40,9% femmine».
Il dato è preoccupante anche in tutta Italia, dove i Neet sono al 26%. E i due segretari della Cisl etnea si appellano a istituzioni e imprese. «Nell'analisi dei dati siciliani, però, e in particolare alla provincia etnea, emerge tutta la drammaticità della condizione in cui versano i giovani e le fortissime preoccupazioni già espresse anche nel recente passato dalla Cisl. Preoccupazioni che vogliono essere un appello forte a istituzioni e imprese affinché si ricerchino tutte le strade possibili per dare ai giovani catanesi, e siciliani, una prospettiva occupazionale e, quindi, una speranza concreta per un futuro migliore».
Un condizione allarmante è quella dei giovani ancora in età scolastica. «A Catania – ricordano Rotolo e Pappalardo – a più riprese, la Cisl ha denunciato la grave situazione non solo occupazionale ma anche formativa e di istruzione dei giovani dai 15 ai 29 anni. A tale contesto va poi aggiunta l’impossibilità di molti in età di obbligo scolastico (le cifre dicono almeno 2000) di proseguire il percorso dell’obbligo istruttivo-formativo, per i colpevoli ritardi della Regione sulla formazione professionale».
Ritardi che la Regione accumula anche per uno dei recenti progetti, peraltro con l’utilizzo di fondi della Comunità Europea, a favore dei giovani: “Garanzia Giovani”, un’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile del Fondo sociale europeo e del ministero delle Lavoro e delle Politiche giovanili. Si tratta di un programma operativo per attuare, appunto, la “Garanzia Giovani”, nota con l’espressione inglese “Youth Guarantee”. 
Esso nasce dalla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 22 aprile 2013 che orienta gli Stati membri ad assicurare ai giovani un insieme coordinato di servizi finalizzati all'offerta di rapporti di lavoro in modo da affrontare concretamente proprio l’elevata percentuale di disoccupazione giovanile.
«Il Programma nazionale – ripetono Rotolo e Pappalardo – è finanziato, nel biennio 2014-2015, con 1,5 miliardi. Alla Sicilia sono stati assegnati 178,832 milioni di euro, che impegnerebbero i giovani siciliani, presso le aziende siciliane, con contratti semestrali da 500 euro al mese e, soprattutto, a costo zero per le imprese. Tutto ciò avrebbe un duplice vantaggio: da un lato le imprese locali potrebbero avvalersi di lavoratori che possono aiutare ad accrescere la produttività, dall'altro si darebbe la possibilità ai giovani di realizzare le prime esperienze nel mondo del lavoro».
Al rammarico per i limitati tempi di avvio del programma si aggiungono le preoccupazioni per la lentezza della Regione Siciliana. «Purtroppo, i tempi disponibili prima del formale avvio del programma – lamentano i due dirigenti cislini – sono limitati in quanto il governo nazionale ha indicato nel mese di maggio il momento per avviare i servizi previsti dal Piano. Entro il mese di aprile, quindi, le Regioni avrebbero dovuto deliberare il programma e sottoscrivere con il Ministero la convenzione. E qui entra in gioco il ruolo della politica. La Regione Siciliana non ha ancora deliberato alcun programma, ma occorre fare presto per liberare risorse e dare tale opportunità ai giovani e alle imprese catanesi».
Da qui la denuncia verso il governo regionale per la grave carenza dimostrata nel compiere scelte strutturali strategiche in direzione delle politiche attive del lavoro. «È singolare – sottolineano Rotolo e Pappalardo – che, a fronte dei dati drammatici che riguardano il lavoro in Sicilia e a Catania, pur avendo qualche strumento, come appunto il progetto “Garanzia giovani”, che può consentire di liberare risorse dando un po’ di respiro all'economia, ai giovani e alle imprese locali, la burocrazia e l’assenza di una visione strategica metta a rischio tale opportunità».
Ecco perché la Cisl di Catania rinnova un appello più volte fatto al mondo dell’impresa. «Auspichiamo che anche i rappresentanti delle imprese, dell’industria, del commercio e degli artigiani raccolgano il nostro appello per fare anch'essi pressioni affinché si dia ai nostri giovani e alle nostre imprese la possibilità di utilizzare i fondi, per favorire il nostro territorio e dare prospettive e speranze nuove ai nostri giovani».
E l’appello riguarda anche il fronte comune sinergico tra associazioni e rappresentanze per esercitare un’adeguata pressione sociale. «Rispetto a tali temi e alla possibilità concreta di avere nuove opportunità di lavoro – ribadiscono Rotolo e Pappalardo – è necessario un fronte comune tra tutte le associazioni. È necessario per chiedere con forza al governo regionale di approntare la programmazione che serve e, quindi, la convenzione affinché le risorse possano essere realmente utilizzate ed evitare di perderli, come purtroppo è già avvenuto nel recente passato con la maggior parte dei fondi europei. Necessaria quindi non solo la programmazione da parte della Regione Siciliana ma anche la realizzazione della convenzione attraverso l’accordo Stato-Regione Sicilia per avviare il progetto».
Un ostacolo la superare sono i tempi della burocrazia regionale. «Una volta avviato il progetto – chiariscono i due dirigenti sindacali della Cisl – per velocizzare al massimo, si potrebbe dare un ruolo attivo alle agenzie di lavoro interinale che, in sinergia con gli sportelli multifunzionali e con i centri per l’impiego, potrebbero occuparsi dell’attività di accoglienza, della definizione dei singoli profili dei giovani coinvolti nel progetto».
Cosa potranno fare i giovani? «Parte dei giovani, in relazione alla situazione individuale di ciascuno potrà essere avviata ad attività formative che, per i giovani di età compresa tra 15 e 18 anni, sarà costituita essenzialmente da percorsi di istruzione e formazione professionale. Per quanti, invece, hanno un’età superiore e fino ai 29 anni le attività formative dovranno eventualmente essere di tipo specialistico e su modelli formativi diversi da quelli tipici della Formazione professionale regionale tradizionale».
«Ma il ritardo della Regione – concludono Rotolo e Pappalardo – potrebbe far perdere anche questa occasione per mettere a sistema le diverse componenti di una ipotesi di sviluppo realmente fondata sulle risorse disponibili e sulle effettive potenzialità del territorio.

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