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EX PROVINCIA REGIONALE, CISL E CISL FP: BASTA ALLARMISMI E LA REGIONE PROCEDA ALLA RIFORMA

EX PROVINCIA REGIONALE, CISL E CISL FP: BASTA ALLARMISMI E LA REGIONE PROCEDA ALLA RIFORMA

21/01/2015 16:37

Tra 70 giorni scadono i commissari

«Confronto con il sindacato per definire futuro dipendenti, funzioni e società partecipate»

Le cifre della ex provincia regionale di Catania: 1100 dipendenti interni ed esterni; 2500 km di strade curate

Catania, 21 gennaio 2015 – A Catania, i circa 700 dipendenti della ex provincia regionale (1100 con le partecipate) aspettano con ansia la scadenza che arriverà tra 70 giorni: l'8 aprile scadranno i mandati per i commissari straordinari. Ma già, a causa dei sempre più consistenti tagli dei trasferimenti finanziari, è da qualche mese che si profilano problemi per l’ordinaria amministrazione delle attività istituzionali dell’Ente. La Cisl e la Cisl Funzione pubblica di Catania sollecitano il governo e la politica regionale a dare un assetto definito all’ente intermedio che nascerà, alla collocazione dei dipendenti e alla fornitura dei servizi.

«Se a livello nazionale, la riforma è ancora incompiuta – denunciano Rosaria Rotolo, segretaria generale e Maurizio Attanasio segretario territoriale della Cisl Catania, e Armando Coco, segretario generale della Cisl Fp etnea – in Sicilia la confusione regna sovrana e la situazione è critica. Sono passati oltre due anni da quando il presidente Crocetta assunse, in diretta televisiva durante una nota trasmissione nazionale, la decisione scriteriata e avventata di cancellare l’esistenza delle Province regionali. Da quella data, anche i Catanesi e i dipendenti della ormai ex Provincia attendono con ansia che la Regione legiferi il superamento in favore di un nuovo soggetto territoriale».

Due anni di commissari. In questi due anni, si sono visti gestioni commissariali affidate personalmente dal Presidente della Regione; tagli continui alle risorse con fortissime difficoltà sia sul fronte della gestione del personale interno ed esterno, sia sul fronte dei servizi erogati alla collettività. E la riforma si sta consumando nel più assordante silenzio della politica, un clima surreale che registra l’assenza di un concreto dibattito politico sul nuovo “soggetto” che dovrebbe sostituire la ex Provincia Regionale di Catania e assumerne le funzioni, seguendo i criteri della semplificazione e ottimizzazione, anche della spesa, e con l’obiettivo di una maggiore efficienza ed efficacia. 

Per Rotolo, Attanasio e Coco, «la condizione di impasse sta generando un pesante clima di incertezza e di abbandono tra i dipendenti che incominciano a esternare legittime preoccupazioni che per l’assenza di una qualsiasi indicazione politica-amministrativa da parte del Governo regionale e la superficiale informazione sta spingendo al limite dell'allarmismo. Svariate versioni sulla sorte delle Province e dei loro dipendenti comparse sulla stampa anche nazionale sono state disinformative e hanno influenzato negativamente anche il personale delle Province siciliane che, invece, si trova in una situazione totalmente differente». 

La "mobilità". «Non è vero che i dipendenti si troveranno senza lavoro e con lo stipendio ridotto al 70% – sottolineano –. Si tratta di letture che fraintendono la “mobilità”, scambiandola per l’istituto vigente nel lavoro privato, cioè l’Indennità di Mobilità. Invece, la mobilità per i dipendenti provinciali di cui si occupa la legge di stabilità è il processo di trasferimento da un ente a un altro. Quindi, secondo i dettami della stessa legge, i dipendenti restano al loro posto, a svolgere le mansioni e funzioni di prima, retribuiti come prima. 

«È vero che le Province, alla data dell’entrata in vigore della legge 56/2014 – aggiungono – per razionalizzare la spesa devono tagliare il costo delle dotazioni organiche di fatto del 50%, mentre il taglio è del 30% per le città metropolitane. Grazie all'importante confronto avviato con il sindacato, nella ex Provincia Regionale di Catania tale importante provvedimento è stato attuato con un piano che accompagnerà al pensionamento 47 lavoratori, garantendo loro ogni diritto acquisito».

Che cosa c'è da fare. Sono due le questioni che si pongono strettamente connesse tra loro: ricollocazione dei dipendenti eventualmente in esubero nel costituendo nuovo organismo, o in enti pubblici anche ministeriali che nel territorio catanese hanno fortissime carenze di personale, e il trasferimento delle relative competenze. A ciò va aggiunto, però, anche l’eventuale alienazione e trasferimento dei beni, il carico degli eventuali debiti e la riorganizzazione dei servizi da rendere alla collettività. 

La Cisl e la Cisl Fp chiedono al presidente Crocetta e a tutti i gruppi parlamentari un confronto dove si tenga conto sia dello stato economico in cui versano i Comuni della provincia etnea, sia degli importanti servizi che, attraverso le maestranze dell’Ente, vengono rese alla collettività dei 58 Comuni che comprendono la provincia di Catania.

La Regione si affretti. «Non si può perdere più tempo – concludono Rotolo, Attanasio e Coco – la Regione si affretti a definire quale strada intraprendere per superare lo stallo, indichi modalità e tempi nei quali personale e servizi attualmente in capo alle Province dovranno essere trasferite a Regione, Comuni o enti ministeriali; e contemporaneamente (se non prima) parta al più presto un confronto responsabile e concreto con le organizzazioni sindacali per accompagnare il passaggio dei dipendenti, salvaguardandone professionalità e specialistiche competenze.

Alcuni dati:

§  1100 dipendenti tra interni ed esterni

§  35 vigili provinciali

§  7 sorveglianti Oasi naturalistiche

§  2500 Km di strade curate (provinciali, regionali, trazzere)

§  120 plessi scolastici di pertinenza

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