GARANZIA GIOVANI, RIDARE FIDUCIA FACENDO RETE E INFORMAZIONE
10/04/2015 17:50
Il Piano ha stentato a decollare ma alcuni bandi di tirocinio stanno per partire. Con un’adeguata promozione tra le imprese potrebbe già dare risposte
I dati: 13mila registrazioni e 7mila profilazioni a Catania con 52 milioni in tirocini da spendere
C'è tempo fino al 31 dicembre 2015
Catania, 10 aprile 2015 – Oltre 13mila giovani registrati, settemila quelli già “profilati”, 52 milioni da spendere per tirocini. A Catania, sono le cifre del progetto europeo Garanzia Giovani, il più grande piano di investimento contro la disoccupazione giovanile. Complessivamente nell’Isola, sono 64.792 i giovani registrati e solo 33.403 i presi in carico dall’Ufficio di collocamento. Cifre che parlano ancora di un’opportunità formativa nelle imprese che stenta a decollare per l’insufficiente informazione e altre difficoltà ma che, facendo rete tra le parti coinvolte, potrebbe dare risposte alla richiesta di occupazione giovanile. E il tempo non è tantissimo: la scadenza è al 31 dicembre 2015.
Per facilitare l’incontro tra le domande e le reali offerte di tirocinio, superare le difficoltà e ricreare nei giovani fiducia negli interventi istituzionali, la Cisl e l’Associazione Giovani Cisl di Catania hanno organizzato per stamattina l’iniziativa “Garanzia Giovani, una finestra sul lavoro”. Il pubblico fatto di giovani, associazioni, dirigenti sindacali, rappresentanti di imprese.
Hanno partecipato Rosaria Rotolo, segretaria generale Cisl Catania; Adina Celona, responsabile Felsa Cisl Catania; Rosario Grasso, Associazione Giovani Cisl Catania; Paolo Trovato, Ufficio provinciale del Lavoro; Francesco Romano per Confindustria Catania.
Il timore che il piano europeo Garanzia Giovani si risolva in flop come il regionale Piano Giovani è sentito. La stessa Corte dei Conti europea ha da recente espresso i propri timori. I fondi a disposizione di Garanzia Giovani dovranno essere impegnati entro l’anno e spesi entro i tre anni successivi. Ai giovani viene offerto un tirocinio, un apprendistato, un lavoro o un aiuto per l’auto-imprenditorialità o l’auto-impiego.
Quali le criticità? «Sicuramente c’è scarsa informazione – afferma Celona – e pare che giovani e imprese non si fidino delle istituzioni temendo l’ennesimo flop. Ma non solo: sul sito nazionale del piano ci sono le paradossali richieste per tirocinanti con esperienza; le agenzie interinali fanno da tramite tra domanda e offerta aumentando la confusione. Speriamo che entro il 31 dicembre 2015, si riesca ad avviare la formazione e fare i tirocini, perché altrimenti sarebbe l’ennesimo spreco di fondi».
«Per questa ragione – aggiunge Rosaria Rotolo - bisognerebbe costruire una struttura funzionale e snella che veda la partecipazione dei rappresentanti istituzionali, parti sociali, operatori del mercato del lavoro e organizzazioni giovanili».
Il mondo imprenditoriale ha mostrato iniziale diffidenza. «Succede, come per tutte le novità – ammette Romano – ma con una buona campagna di promozione sono certo che le barriere si supereranno. Da parte nostra c’è curiosità per capire che agevolazioni e che vantaggi ci sono. L’impegno comunque c’è per collaborare con i soggetti pubblici e privati coinvolti nel piano e saremo parte attiva per sensibilizzare ancora il tessuto imprenditoriale catanese».
E i Centri per l’impiego catanesi a che punto sono? Trovato esprime ottimismo: «Abbiamo già profilato settemila giovani e stanno anche tornando a presentarsi tanti che prima avevano rifiutato. Con la partenza dei bandi per i tirocini, il Piano ha cambiato marcia e abbiamo ricevuto centinaia di richieste. Un buon lavoro stanno facendo anche altri soggetti proponenti e così quanto prima partiranno le esperienze lavorative. Ci sono risorse adeguate che vanno spese».
Le perplessità dei giovani catanesi sono state sottolineate da Grasso che ha auspicato l’apertura di tavoli tematici e collaborazione reciproca sul tema del lavoro. «Servono occasioni – spiega - per promuovere idee nuove, soluzioni concrete, in un meccanismo aperto di confronto produttivo. Bisognerà fare uno sforzo e aprirsi alle collaborazioni reciproche, fare rete, partendo dal basso. Occorrono servizi finalizzati alle imprese, che si sciogliesse qualche nodo che impegna imprese e burocrazia, che si stabilisse un reale legame col mondo produttivo per capire di quale tipo di manodopera o profilo professionale necessitano le aziende e se i profili di chi si reca nei Centri per l’impiego sono in linea con la loro richiesta».
I giovani dunque non possono più aspettare e chiedono al sindacato ma anche alla politica e alle istituzioni di rimettere al centro il tema lavoro, senza retorica, in maniera seria, consci che la colpa di tutto non sia solo della crisi.
Nella foto, al tavolo, da sin. Romano, Celona, Rotolo, Trovato e Grasso