VIOLENZA DI GENERE, SERVE UNA RETE TRA ISTITUZIONI
15/12/2022 16:48
La proposta
Un coordinamento, guidato dalla Prefettura, tra scuola, istituzioni, parrocchie, Comuni, sindacato e associazioni antiviolenza
Catania, 28 novembre 2022 - Parlare di violenza di genere nella scuola per piantare il seme della consapevolezza nelle giovani generazioni. Perché per affrontare un fenomeno che rappresenta una enorme e urgente sfida sociale occorre non solo l’integrazione tra politiche sociali e interventi messi in campo a ogni livello istituzionale ma anche un grande cambiamento culturale ed educativo. Perché anche con scuola, istituzioni, parrocchie, Comuni, sindacato e associazioni antiviolenza si costruisca un coordinamento, guidato dalla Prefettura, che sappia fare rete, per prevenire, far emergere il disagio, accompagnare e proteggere le vittime.
Nelle parole conclusive di Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, lo spirito con cui il sindacato ha portato oggi al tavolo del convegno col titolo “Ogni giorno è questo giorno”, presso il liceo scientifico cittadino “Principe Umberto”, il tema della violenza di genere. Manifestazione tenutasi nel ciclo delle iniziative per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
«Se è vero che la principale agenzia educativa è la famiglia – ha aggiunto Attanasio – è anche vero che la scuola deve essere il luogo del confronto e della maturazione dei giovani. E ci rivolgiamo alle docenti e ai docenti, perché parlino e facciano parlare del fenomeno, perché facciano crescere la coscienza e la consapevolezza di esso».
Attanasio ha puntato anche il dito contro le politiche sociali dei Comuni. «Nel confronto sui tavoli dei nove distretti socio-sanitari catanesi non c’è un solo rigo né alcuna risorsa per affrontare il tema della violenza di genere. Anche nel PON Inclusione non c’è concretezza sul tema. È necessario invece che le politiche sociali dei Comuni si occupino anche di tali problemi e della protezione sociale delle vittime».
L’incontro è stato aperto da una performance teatrale della scuola d’arte drammatica catanese “Buio in Sala-Acting School”, che ha preso spunto dall’Otello di Shakespeare.
Dopo i saluti della preside del liceo, Maria Raciti, e del commissario straordinario del Comune di Catania, Federico Portoghese, la coordinatrice dell’incontro Grazia Zuccaro, responsabile del Coordinamento parità di genere della Cisl catanese ha dato la parola alla segretaria territoriale della Cisl, Lucrezia Quadronchi, ha introdotto il tema e sottolineato subito il ruolo del sindacato.
«La violenza culmina spesso in condizioni di disparità di genere, per le quali la donna si trova sovente in condizioni di assoggettamento economico – ha affermato – e l’impegno della Cisl è di lottare, dentro e fuori i posti di lavoro, con lo strumento della contrattazione, per la giustizia sociale e il principio dell’uguaglianza e per consentire che siano conciliati i tempi della vita e del lavoro delle donne. Vogliamo anche dire che la violenza non è un destino, che bisogna invece parlarne e uscire dall’isolamento, ma è necessario che le istituzioni siano pronte ad accogliere, accompagnare e proteggere le vittime di violenza».
Il prefetto Maria Carmela Librizzi ha evidenziato la necessità della battaglia che datori di lavoro e sindacati devono condurre per eliminare le condizioni che rendono fragili le donne. «C’è ancora molto da fare - ha sottolineato – al riconoscimento della cittadinanza politica non è corrisposta la cittadinanza civile». La rappresentante del governo ha poi ribadito la necessità di un impegno collettivo. «Contro le violenza di genere occorre una rete, una cabina di regia, fatta anche con scuole, medici di famiglia, parrocchie, perché vengano intercettati i segnali del disagio prima possibile e intervenire in tempo. Ma occorre poi accompagnare le vittime e dare maggiore sostegno ai centri antiviolenza e avere particolare cura per le donne disabili che sono una fragilità nella fragilità».
Di legislazione tardiva in Italia ha parlato il questore Vito Calvino. Che ha ricordato l’impegno della Polizia di stato catanese con la procura per il cosiddetto Codice Rosso e della divisione anticrimine che si occupa anche dei minori. «Non occorre però intervenire per reprimere il fenomeno compiuto – ha avvertito – ma vogliamo puntare sulle misure di prevenzione e primo intervento». Il questore ha fatto riferimento al “protocollo Zeus”, recentemente firmato dalla Questura di Messina con un’associazione. Si tratta di modello d’azione innovativo promosso dal ministero dell’interno, che amplia l’efficacia dell’ammonimento del Questore e che consente, sia in caso di atti persecutori sia in caso di violenza domestica, di invitare la persona ammonita a sottoporsi a un programma di supporto psicologico e di prevenzione appositamente organizzato dai servizi presenti sul territorio.
Di rete tra scuola, istituzioni e centri antiviolenza ha anche parlato Emilio Grasso, direttore dell’Ufficio scolastico provinciale. «È necessaria – ha spiegato – per rendere più efficaci i risultati del patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia, per intercettare comportamenti a rischio e disagio. Occorre pace nelle relazioni e uguaglianza e rispetto degli altri».
La docente Giovanna Quattropani, referente d’istituto per le Pari opportunità del liceo “Principe Umberto”, ha illustrato il “muro di parole”, fatto dagli studenti, con stereotipi e pregiudizi di genere.
«La disoccupazione femminile in Sicilia è doppia rispetto alla media del Paese – ha denunciato Rosanna Laplaca, segretaria regionale della Cisl isolana – ecco perché noi ci battiamo per una parità di genere vera, per creare luoghi di lavoro sani e sicuri per le donne e per tutte le persone fragili, per divulgare tra i lavoratori i principi costituzionali e il rispetto di ciascuno».
Elena Cassella, presidente della Commissione Diritto di famiglia dell’Ordine degli avvocati di Catania, ha richiamato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale e la struttura delle quattro “p”, di prevenire le diverse forme di violenza (con particolare attenzione a quella domestica), di proteggere le donne che ne sono vittime, di assicurare la punibilità dei colpevoli e di favorire politiche integrate.
La psicologa Vita Salvo (Centro antiviolenza Thamaia) ha messo in guardia i giovani dalle “relazioni tossiche”, non avvertire spesso come violente. «Il problema è però riconoscere la violenza, che va nominata, condannata e punita».
Toccanti le testimonianze di Giovanna Zizzo e Vera Squatrito, mamme di Giordana e Laura, due giovani vittime di violenza di genere. Le due donne hanno ricordato il sacrificio delle proprie figlie e, accanto al messaggio di speranza e amore contro ogni forma di prevaricazione dato ai giovani in aula, hanno lamentato l’inadeguatezza mostrata spesso dalla giustizia ad affrontare i casi di femminicidio.
(rn)