Politiche abitative, la rigenerazione delle periferie presupposto di sviluppo e inclusione sociale
17/05/2024 12:37
Convegno della Cisl al Dipartimento di Scienze politiche e sociali Unict
Catania, 8 aprile 2024 - A Catania, su 90.803 immobili presenti, la metà non viene utilizzata e le periferie urbane stanno sempre più diventando periferie esistenziali. Dati che legano l’emergenza abitativa e la negazione al diritto alla casa, inteso come “diritto alla città”. Eppure il “diritto all’abitare” come diritto a uscire dalla marginalità sociale può essere un presupposto importante per lo sviluppo di una città e del suo territorio. Per fare tutto ciò, però, occorre approcciare la questione abitativa nella sua multidimensionalità: puntare alla riqualificazione dell’esistente, a politiche urbanistiche concertate e coordinate con politiche sociali e cittadinanza attiva.
Analisi e proposte emerse nel convegno dal titolo “La multidimensionalità dell’abitare: tra emergenze sociali e carenze infrastrutturali”, organizzato dalla Cisl di Catania con il Dipartimento di Scienze politiche e sociali (DSPS) dell’Ateneo catanese.
Un dibattito che si è svolto con gli interventi di Pinella Di Gregorio, ordinario di Storia contemporanea e direttore del DSPS, dei segretari generale provinciali Maurizio Attanasio (Cisl), Giuseppe Famiano (Filca) e Francesco Laudani (Sicet); Carlo Colloca, docente di Sociologia urbana e presidente del corso di laurea magistrale in Politiche e servizi sociali; Luigi Renna, arcivescovo di Catania; Paolo La Greca, vicesindaco di Catania; Francesco Ciancitto, commissione parlamentare Affari sociali della Camera; Anthony Barbagallo, segretario della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie; Sebastiano Cappuccio, segretario generale della Cisl Sicilia. Coordinamento di Lucrezia Quadronchi, segretaria Cisl Catania.
Secondo la Cisl catanese «il “diritto alla casa” è diritto all’abitare di qualità e sostenibile, che significa servizi, attrezzature, qualità dell’ambiente urbano, accessibilità, inclusione e coesione sociale. Tutto ciò che consente di sviluppare un reale processo di rigenerazione urbana legata alla dimensione sociale».
«Il Convegno promosso in collaborazione con la Cisl - ha affermato Di Gregorio, si inserisce nell’attività di Terza Missione del DSPS. Il dialogo con gli attori istituzionali e sociali è uno dei pilastri del nostro piano strategico di azione per rendere le attività di formazione e ricerca una risorsa concreta per lo sviluppo del territorio».
«Nella provincia di Catania - ha affermato Attanasio - il disagio abitativo e la mancanza di abitazioni accessibili per tutti trovano correlazione con numerose criticità, quali, ad esempio: disgregazione sociale, ritardo nel processo di autonomizzazione dei giovani, difficoltà a creare nuove famiglie, e quindi basso tasso delle nascite, difficoltà nella mobilità lavorativa, sovraffollamento abitativo accompagnato da pessime condizioni sanitarie, in particolare per gli stranieri, diffusione del mercato nero nel mondo delle locazioni e lmpoverimento delle famiglie a causa dell’incidenza delle spese abitative sul reddito.
«Aumenta la necessità di rispondere al fabbisogno abitativo di una fascia di persone e famiglie monoreddito o monogenitoriali, lavoratori precari, giovani, anziani, stranieri. Tutto ciò richiede anche la capacità degli enti locali di programmare, in modo partecipato e condiviso, forme di intervento differenziate e talvolta anche innovative. Infine, chiediamo di essere auditi alla commissione di inchiesta parlamentare sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle periferie».
Per Laudani «le carenze strutturali della questione abitativa a Catania e la sua provincia parlano chiaro: il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (IACP) ammonta a 8.500 alloggi distribuiti su tutta la provincia. Nella sola città di Catania insistono 4.859 alloggi; 3.857 sono i nuclei familiari in attesa di assegnazione, circa 15.000 cittadini versano in una condizione di grave disagio abitativo».
Secondo Famiano «i bonus per l’edilizia non sono stati utilizzati da chi ne aveva realmente bisogno. Andrebbero legati a interventi di riqualificazione nelle periferie e nell'edilizia popolare. La rigenerazione urbana deve riguardare in particolare proprio queste aree della città, dove vive l'80% dei cittadini e dove gli incentivi sortiscono maggior beneficio».
«È fondamentale - ha sottolineato Colloca - comprendere quanto il diritto all'abitare sia una declinazione del più ampio diritto alla città. Un diritto che va riconosciuto avendo contezza della segmentazione socio-territoriale ed economica degli stili di vita».
Monsignor Renna, ricordando le parole di papa Paolo VI, nell’Octogesima adveniens del 1971, ha manifestato la preoccupazione per il fallimento delle politiche sociali del moderno urbanesimo, «da cui uscire solo con una visione di giustizia sociale prestando maggiore attenzione a chi affolla le periferie urbane, dove non trova né alloggio né occupazione. Uno degli obiettivi che la Diocesi vorrebbe realizzare, inoltre, riguarda la destinazione di una parte del proprio patrimonio agli studenti universitari».
Il vice sindaco La Greca, ripercorrendo la storia dell'edilizia pubblica e la nascita del quartiere di Librino, ha sottolineato la contrapposizione tra politica urbanistica e politica della casa e ha auspicato il superamento della contemporaneità borghese in cui si vive all’interno di bolle separate l’una dall’altra.
Per la Cisl, infine, occorre superare la visione frammentata del vivere e dell’abitare come affrontate finora. «Oggi, ci sono maggiori disuguaglianze e l’attore pubblico è venuto meno. - ha detto Cappuccio - C’è bisogno di alloggi, ma anche di dinamiche economiche, culturali, di partecipazione e di inclusione. Le risorse ci sono, dal PNRR e da altre linee di finanziamento. Occorre indirizzare lo sguardo e l’azione verso pratiche concertative e meccanismi di ri-significazione di quei luoghi, a partire dalla valorizzazione dell’esistente».
Gli onorevoli Barbagallo e Ciancitto hanno espresso l’impegno a riportare, in seno alle commissioni competenti, i temi e le proposte che sono scaturite dal dibattito e ad analizzare i contenuti di quel Patto di Comunità proposto dalla Cisl.