VERTENZA CIPI, CONTINUA LA PROTESTA. DOMANI SCIOPERO
09/04/2018 17:33
Presidi in sede e in centro cittàL'azienda continua a respingere ogni proposta.
Le istituzioni locali sostengano l'impegno di lavoratori e sindacati
Catania, 22 marzo 2018 - Continua la protesta dei 50 lavoratori della Cipi, storica azienda di gadget intenzionata a chiudere lo stabilimento catanese e a licenziare il personale per delocalizzare la produzione. Oggi i lavoratori hanno manifestato davanti alla sede nella zona industriale di Catania, sostenuti dalle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Ugl, con le rispettive federazioni di categoria, Slc Cgil, Fistel Cisl e Ugl Chimici.
I sindacati hanno proclamato per domani, venerdì 23 marzo, una giornata di sciopero, con presidi davanti alla sede aziendale e in centro città. Cgil, Cisl e Ugl sono fortemente critici verso l’atteggiamento di totale chiusura della proprietà, manifestato ancora una volta in occasione del tavolo convocato dalla Regione. Anche il ministero dello Sviluppo Economico, la settimana scorsa, ha condannato «l'atteggiamento di grave irresponsabilità dei proprietari che rifiutano ogni percorso alternativo alla procedura di licenziamento collettivo».
«È una vertenza senza senso – affermano i segretari generali provinciali Giacomo Rota (Cgil), Maurizio Attanasio (Cisl) e Giovanni Musumeci (Ugl) – di un’azienda che l’anno scorso ha aumentato il fatturato. Come si fa ad abbandonare ora 50 famiglie, delocalizzando la produzione in Lombardia e verso Paesi esteri specialmente dopo aver usufruito per anni di tutti gli strumenti di sostegno all’occupazione?»
«I lavoratori hanno sopportato dieci anni di sacrifici – aggiungono i tre segretari – con cassa integrazione, contratti di solidarietà e straordinari non pagati, pur di far risollevare l’azienda. Oggi la proprietà non solo decide di abbandonare Catania dopo aver preso tutto quello che c’era da prendere, ma respinge tutte le proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali per verificare soluzioni alternative di riorganizzazione, anche attraverso nuove iniziative imprenditoriali che potrebbero avvalersi delle professionalità presenti in azienda, costituite, ad esempio, in cooperativa».
«Che cosa c’è sotto? - si chiedono Cgil, Cisl e Ugl – Perché questa ostinata chiusura a ogni possibile alternativa? È un’operazione imprenditoriale o da avvoltoi finanziari quella che sta portando avanti la proprietà? Sappia l’azienda che non molleremo. Noi continueremo a lottare con tutti gli strumenti che la legge ci concede. Alle istituzioni locali chiediamo di sostenerci».