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PNRR E SANITÀ, LE CRITICITÀ DELLA MISSIONE 6 E RISCHIO "SCATOLA VUOTA"

PNRR E SANITÀ, LE CRITICITÀ DELLA MISSIONE 6 E RISCHIO "SCATOLA VUOTA"

18/11/2022 13:03

Convegno formativo 

Mancano le risorse per reclutare il personale sanitario da inserire nelle strutture di prossimità. Va applicato il CCNL. Aumentare gli accessi formativi di Medicina generale

Catania, 16 ottobre 2022 - Attività lavorativa dei professionisti sanitari all’interno delle strutture di prossimità da normare secondo il contratto nazionale della medicina generale; mancanza di finanziamenti per il personale sanitario da inserire al loro interno; carenza di medici di medicina generale da contrastare.

Sono le maggiori criticità della Missione 6 Salute del PNRR nel garantire l’operatività delle strutture previste, come emerse nel convegno organizzato dalla Cisl Medici di Catania sul tema “PNRR le nuove sfide per la medicina del territorio”. 

Interventi sul tema di Massimo De Natale, segretario generale Cisl Medici Catania; Francesco Luca, direttore del dipartimento delle attività territoriali Asp 3; Francesco Amico, direttore Uoc Cardiologia Azienda per l’emergenza Cannizzaro; Maurizio Attanasio, segretario generale Cisl Catania; Benedetto Magliozzi, segretario generale nazionale Cisl Medici. Ha moderato, Biagio Papotto dell’esecutivo nazionale Cisl Medici.

«L’obiettivo della Misura 6 Salute del PNRR in risposta alla crisi pandemica – sottolinea Massimo De Natale, segretario generale Cisl Medici etnea – è di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure».

Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio, le cosiddette Case di comunità (Cdc) e Ospedali di comunità (Odc). Nella provincia di Catania saranno previste 29 Cdc e 10 Odc.

Le Case della Comunità sono composte da équipe multi-professionale di medici di medicina generale, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e anche assistenti sociali. Nelle previsioni, la casa sarà un punto di riferimento continuativo per la popolazione.

Ma nei fatti qualcosa non convince il sindacato dei dirigenti medici della Cisl. «La Misura prevede che all’interno delle Case della Comunità – spiega De Natale – l’attività lavorativa dei professionisti sanitari dovrebbe essere organizzata da un management. Ogni professionista sanitario, indipendentemente dal proprio contratto di lavoro, dovrebbe seguire il modello organizzativo definito internamente alla struttura».

«E invece – precisa il dirigente sindacale – noi diciamo che dovrà essere normata dal contratto nazionale della medicina generale. Inoltre, il PNRR non prevede risorse per il finanziamento del personale. Quelle che dovranno finanziare l’assunzione di 16.531 persone dal 2027 sono molto incerte e dovrebbero essere reperite con i risparmi prodotti dalla riorganizzazione dell’assistenza sanitaria».

«Nelle intenzioni della Misura, la CdC dovrebbe diventare lo strumento per coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici, una sorta di punto unico di accesso (PUA) alle prestazioni sanitarie. Che viene però inteso esplicitamente come PUA sanitario, in contrasto con le normative vigenti che invece lo intendono sanitario e sociale».

E il personale medico? Secondo De Natale «è ora che aumenti l’accesso per la Medicina generale. Mancano infatti i medici di medicina generale e non si tiene conto del tasso di abbandono, tra il 10 e 20% ogni anno, tra gli iscritti ai corsi di formazione. Sulle basi dei dati raccolti dalla SISAC – Struttura interregionale sanitari convenzionati, in Italia nel 2027, mancheranno circa 7.000 medici».

«Per quanto riguarda l’Ospedale di Comunità si tratta di strutture sanitarie della rete territoriale “a ricovero breve” e destinate a pazienti che necessitano interventi sanitari a bassa intensità clinica. Saranno strutture intermedie tra la rete territoriale e l'ospedale, di norma dotati di 20 posti letto (max. 40), a gestione prevalentemente infermieristica».

«Sarebbe opportuno chiamarle “degenza sanitaria territoriale” e dovranno fornire una maggiore appropriatezza delle cure, per ridurre gli accessi impropri ai servizi sanitari come, ad esempio, quelli al pronto soccorso o ad altre strutture di ricovero ospedaliero o il ricorso ad altre prestazioni specialistiche.

«Per tutte le strutture – mette in guardia De Natale – la relativa operatività, in termini di personale, dovrà essere garantita nell’ambito delle nuove risorse. Dovrà essere previsto un incremento strutturale delle dotazioni organiche, ma ad oggi mancano le risorse economiche e il personale medico e infermieristico».

Per Attanasio, che nello scorso mese di luglio, a nome della Cisl etnea, aveva chiesto l’avvio di un confronto costante all’Asp per monitorare l’evoluzione del percorso della riforma, «l’arruolamento del personale medico e sanitario necessario nelle nuove strutture deve prevedere anche l’assunzione del personale Covid. È inoltre indispensabile attuare piani socio sanitari integrati, per evitare di vanificare l’importante e, per la nostra regione, innovativa programmazione tra interventi sanitari e sociali, attraverso la “presa in carico” della persona. Sul tema, però, ancora oggi, non è stato avviato alcun confronto con le organizzazioni sindacali, tranne che in qualche rara eccezione»

Nell’ambito del convegno, Amico ha illustrato il progetto dell’ambulatorio dello scompenso presso l’azienda ospedaliera per l’emergenza Cannizzaro con la telemedicina e la possibilità di integrazione tra ospedale e territorio

Nelle sue conclusioni, Magliozzi, segretario generale della Cisl Medici nazionale, ha ribadito: «Per la Sanità pubblica può essere un’occasione che non va persa, ma rimangono forti perplessità per la mancanza di finanziamento per il personale sanitario. La Missione 6 può rivelarsi una scatola vuota».

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Nella foto, da sin. Papotto, Magliozzi, De Natale

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